
Colore del diamante
Il Colore del diamante è forse una delle caratteristiche più misteriose delle gemme preziose, ma è anche estremamente importante, dato che e‘ proprio il colore del diamante che attrae l’occhio umano.
Tecnicamente parlando il colore del diamante è il risultato dell’assorbimento selettivo del. la luce da parte di un determinato materiale .
E’ noto che la luce bianca nasce dall’unione di tutti i colori dello spettro cromatico (colori dell’arcobaleno), dal rosso all’arancione passando per il giallo ed il verde fino al blu e al viola.
Questi colori possiedono una lunghezza d’onda che varia dai 780 nm del rosso. Ai 380 nm del viola (I nm nanometro equivale ad un milionesimo di millimetro).
I colori che compongono la luce bianca vengono assorbiti in modo diverso da gemma a gemma. Quest’ultime seconda della loro caratteristica struttura cristallina e composizione chimica.
L’assorbimento della luce è dovuto a particolari elementi “in traccia”.
Tra questi i più importanti e più comuni sono gli elementi “in transizione” come il ferro, il cromo, il rame, il manganese, il vanadio, il titanio, il nickel e il cobalto.
Tra le altre possibili cause di colore troviamo i centri di colore, difetti della struttura cristallina causati da radiazioni naturali o artificiali.
In ciascun materiale, a causa della parziale rimozione di alcune lunghezze d’onda dello spettro (assorbimento selettivo) otteniamo un nuovo colore, che risulta dall’unione delle lunghezze d’onda non assorbite.
Ecco quindi che una gemma appare rossa quando l’unione delle lunghezze d’onda residue, produce un colore che il nostro occhio percepisce come rosso. Al contrario una gemma appare incolore quando tutte, o quasi, le lunghezze d’onda vengono trasmesse.
Nel diamante la gamma di colori possibili e‘ sorprendente.
I colori spaziano dal rosa fino al rosso, al blu, al verde, al giallo e dal marrone fino al nero.
Nei diamanti naturali i colori più rari sono il rosa ed il rosso, seguiti dal verde, dal blu e dal porpora.
Un cristallo di diamante “perfetto”, privo di elementi “in traccia” 0 di centri di colore, appare perfettamente incolore.
Il colore del diamante dipende dalla quantità e dalla natura degli “elementi di transizione” presenti all’interno, e da come questi si sono originati.
La maggior parte delle gemme presenta tinte che vanno dall’incolore al giallo chiaro, con sfumature verdastre o brunastre; queste pietre appartengono al tipo la e devono il loro colore alla presenza di particelle di azoto localmente concentrate.
I diamanti tipo lb sono meno comuni, hanno una quantità di azoto inferiore (distribuita in modo irregolare all’interno del cristallo) e generalmente presentano una colorazione gialla o marrone intensa.

Pietre di paragone per colore del diamante
I diamanti che contengono poco azoto, o ne sono privi, appartengono al tipo ll. Alcuni diamanti classificati come tipo Il presentano una colorazione blu dovuta alla presenza di boro e sono molto rari.
Una particolare caratteristica di queste pietre è la loro conducibilità elettrica.
I diamanti che presentano una bassissima quantità di azoto e non conducono elettricità appartengono al tipo A.
Il colore verde di alcuni diamanti naturali deriva, probabilmente, dalla presenza di materiale radioattivo come l’uranio o il torio, al momento della formazione.
Provenienza diamanti giacimenti
Fino a non molto tempo fa gli unici diamanti rosa conosciuti e disponibili sul mercato provengono dai depositi del Brasile, dell’India e dell’Africa e presentavano tinte con tonalità da chiaro a molto chiaro. Ma con grande sorpresa di tutti nelle miniere australiane di Argyle vennero trovati dei diamanti rosa che potevano raggiungere tinte e tonalità molto intense.
Queste pietre sono tuttora molto ricercate e apprezzate, vengono lavorate direttamente nella zona di estrazione da esperti tagliatori, che ne evidenziano il colore del diamante grazie alle varie forme fantasia.
I diamanti rosa e rossastri della miniera di Argyle, nelle recenti aste intemazioni, hanno spuntato somme decisamente elevate.
Il colore dei diamanti naturali nero non sono molto rari ma a causa delle numerose inclusioni presenti all’interno sono difficili da tagliare.
Queste pietre contengono numerose piccole piastrine di grafite nera con struttura cristallina esagonale, che se presenti in grande quantità, rendono il diamante conduttivo, e se molto compatte conferiscono al diamante un aspetto quasi opaco ed una lucentezza metallica.
Nel commercio i diamanti colorati vengono definiti diamanti “colore fantasia” e, a causa della loro rarità, possono raggiungere prezzi molto elevati, soprattutto se il colore del diamante presenta una alta saturazione.
Generalmente parlando però, le pietre di maggior valore rimangono ancora quelle completamente incolore; a questo proposito vale la pena ricordare che il diamante e l’unica gemma la cui totale assenza di colore ne aumenta il valore.
Assieme a rari e preziosi diamanti naturali con colori intensi, ci sono quelli più comuni che presentano colorazioni naturali nelle tinte del giallo, con saturazioni da leggere ad intense.
Commercialmente parlando queste pietre vengono raggruppate assieme alle pietre incolore per formare il gruppo denominato “Serie Cape”.
Origine dei Gradi del Colore del diamante
Il colore dei diamanti fu descritto e classificato per la prima volta molto tempo fa. Negli Stati Uniti, nazione che storicamente rappresenta la più grande fetta del mercato dei diamanti. Il primo sistema per la classificazione del diamante con i relativi termini descrittivi per il colore introdotto negli anni ’30.
Inizialmente, per definire il colore del diamante, si adoperava il nome della miniera di provenienza.
Al giorno d’oggi queste definizioni vengono talvolta ancora utilizzate e sono conosciute come “termini commerciali”.
Nel corso degli anni, negli Stati Uniti e nelle altre nazioni, questi termini sono stati progressivamente sostituiti da un sistema che si basa su di una serie di numeri, lettere o descrizioni di altro tipo.
I “termini commerciali” si riferiscono ad una gamma di colori che parte dall’incolore e prosegue nella serie Cape e comprende dieci gradi dalle sfumature quasi impercettibili:
» Jager
» River
» Top Wesselton » Wesselton
» Top Crystal
» Crystal
» Top Cape
» Cape
» Light Yellow » Yellow
La maggior parte di questi termini deriva dal nome di vecchie miniere, senza definire il colore del diamante in maniera più precisa.
ll termine “Jager”. per esempio, deriva dalla miniera sud africana dl Jagerto’ntain, dove vennero trovati moltissimi diamanti classificati come “blue white” (bianco blu) di ottima qualità.
Ci si rese presto conto pero‘ che la leggera colorazione bluastra, caratteristica delle pietre denominate Jager, era in realtà dovuta ad un particolare fenomeno: la fluorescenza.
Osservando come certi diamanti presentavano colorazioni diverse se illuminati dalla luce del giorno o dalla luce artificiale, si am’vo‘ alla conclusione che questa leg gera tinta bluastra era causata dai raggi ultravioletti presenti nella luce diurna (vedere il capitolo “Diamanti con fluorescenza” ).
Di conseguenza la definizione “Jager”, utilizzata per descrivere le pietre con il grado di colore più alto, venne rimossa dalla scala del colore del diamante e il termine “River” passò al primo posto.
Il tennine “River” veniva utilizzato per descrivere i diamanti rinvenuti nei fiumi o nei depositi alluvionali, che solitamente apparivano molto trasparenti e di colore superiore a quelli trovati nei camini diamantiferi’.
Nella miniera di Wesselton venivano rinvenute pietre di qualità decisamente superiore ai diamanti leggermente giallastro’ delle altre miniere della zona per cui il termine “Wesselton” divenne sinonimo di diamante incolore.
Se le condizioni sono favorevoli per la classificazione, i classificatori più esperti possono distinguere un maggior livello di trasparenza nelle pietre definite “Top Wesselton” a confronto della leggera sfumatura giallastra delle pietre “Wesselton”. In condizioni di luce normale, entrambe le definizioni (Top Wesselton e Wesselton) appaiono incolore.
Il termine “Crystal” deriva molto probabilmente dal colore di un particolare tipo di vetro per finestre che solitamente presentava una leggera sfumatura giallastra; per questo motivo con questo termine si indicano le pietre che presentano una tinta leggermente giallastra.
Nei gradi di colore “Top Crystal” e “Crystal” anche un classificatore meno esperto può, con una fonte di luce adatta, distinguere una debole colorazione gialla.
Per questo motivo, quando i tedeschi iniziarono a definire il colore del diamante, proposero un grado di “molto molto leggermente giallastro” peri “Top Crystal” e “molto leggermente giallastro” peri “Crystal”.

Tonalità colore del diamante
Il termine “giallastro”, però, non e‘ di grande aiuto nella vendita dei diamanti, perché rende diffidenti verso la pietra ancora prima di vederla; nelle successive revisioni della terminologia, si preferì quindi utilizzare termini dal suono più rassicurante come “bianco leggermente sfumato” o “bianco sfumato”.
Anche l’inaccettabile definizione di “bianco commerciale” che talvolta viene utilizzata nel mercato per definire i diamanti “Top Crystal” e “Crystal” fa capire come il termine “giallastro” per descrivere le sfumature molto leggermente giallastre presenti nel diamante, non sia di grande aiuto nelle vendite.
Il termine “Cape” deriva dal Capo di Buona Speranza, una località geografica del Sud Africa.
Le pietre provenienti da queste zone presentavano una colorazione mediamente più gialla n’spetto a quelle Indiane e Brasiliane, ragione per cui per definire i diamanti con saturazione gialla più intensa si utilizzava il termine “Cape”.
L’aumento del livello di saturazione del colore giallo dalle pietre “Top Cape” a quelle definire “Yellow” (giallo) è chiaramente percepibile anche dall’occhio meno esperto; per questo motivo le definizioni “leggermente giallastro ” e “giallo” sono perfettamente giustificate.
diamanti con grado di colore “Yellow” però non presentano la massima saturazione possibile per quel colore: la scala del colore prosegue oltre questo livello e, attraverso diverse impercettibili transizioni cromatiche, raggiunge la completa saturazione.
I livelli di colore leggermente “inferiore”‘ al giallo puro finale, vengono comunque consideriamo i colori fantasia, dato che saturazioni elevate sono molto rare e, di conseguenza, estremamente costose. Tra i termini che descrivono i diamanti con una intensa colorazione gialla troviamo: “fancy yellow” (giallo fantasia), “intense yellow” (giallo intenso) e “vivid yellow” (giallo vivido).
Le tinte che non fanno parte della serie del giallo (per esempio quelle che presentano sfumature più o meno marcate di marrone o verde), vengono confrontate con le pietre di paragone e, se appartengono alla categoria dei colori fantasia, vengono descritti con termini come ” giallo verdastro fantasia intenso”, “giallo brunastro” o “giallo verdastro”.
I diamanti colore fantasia che presentano una chiara e distinta colorazione vengono descritti di conseguenza.
La serie di “termini commerciali” descritti in precedenza non presenta però una chiara descrizione del colore, quindi per una maggiore attendibilità e riproducibilità, vennero ricercati dei termini ben definiti corrispondenti ad altrettante valide descrizioni.
La classificazione del colore
Il colore e‘ uno dei principali fattori per determinare la qualità di un diamante.
Solitamente il colore viene osservato ad occhio nudo, talvolta con attrezzature particolari come le lampade con temperatura e colore ben definiti.
Nonostante le nuove scoperte tecnologiche, infatti, non esiste ancora uno strumento che possa analizzare il colore dei diamanti in maniera assolutamente corretta e che possa quindi sostituire l‘occhio umano.
In realtà‘ esistono degli strumenti di precisione che misurano il colore, ma secondo l’autore non sono sufficientemente accurati e obiettivi, in quanto risentono delle pro porzioni, della luminescenza e della trasparenza della pietra.
In aggiunta le misurazioni possono essere falsate dalle colorazioni verdastre, brunastre o grigiastre, dalle inclusioni grandi o colorate e da molti altri fattori.
Nonostante questo alcuni strumenti di rilevazione del colore vengono utilizzati per classificare il colore dei diamanti; tra questi possiamo citare l’Electronic colori meter (sviluppato negli Stati Uniti nel 1955 da R. Shipley), il Remission spectral photometer (sviluppato da Schlossmacher e Perizonius e presentato nel 1967) e il Carl Zeiss diamond photoreporter (sviluppato nel 1969 da Lorenz) che pero‘ non si sono rivelati particolarmente attendibili nella classificazione del colore.
Questi strumenti si basano sul fatto che il grado di colore dei diamanti può essere dedotto dal rapporto di assorbimento delle lunghezze d’onda del blu e del giallo.
In particolare viene misurata la trasparenza della luce monocromatica blu e gialla, e da qui si calcola poi l’assorbimento effettivo.
Il raggio di luce entra nella pietra attraverso la tavola con una intensità di IO = 100%; a questo punto, all’interno della pietra, la doppia riflessione totale sulle faccette del padiglione, obbliga il raggio a fuoriuscire attraverso le faccette della corona.
La sua intensità (trasmissione), ridotta dall’assorbimento, viene misurata da una sonda fotoelettronica, che procede a calcolare il rapporto tra “TZ” ossia la lunghezza d’onda del giallo e “T1” ossia la lunghezza d’onda del blu (T2:Tl).
I valori trasmessi delle due lunghezze d’onda utilizzate, ci danno il rapporto di trasmissione: maggiore e‘ il rapporto di trasmissione, maggiore e‘ l’intensità del giallo.
La “serie capo” viene considerata il punto di riferimento per la classificazione del colore. Iniziando con un livello che puo‘ essere descritto come completamente incolore . Proseguendo con leggeri incrementi di saturazione fino ad arrivare all’ultimo livello, che presenta una colorazione visibilmente gialla.

Diamante
» Exceptional white +
» Exceptional white
» Rare white +
» Rare white
» White
» Slightly tinted white
» Tinted white
» Tinted 1—4
» Coloured diamonds (fancy colours)
La divisione dei primi due gradi (Exceptional white e Rare white) nelle due sottocategorie, si applica alle pietre da 0.47 ct. in su.
Il passaggio da un grado di colore all’altro e‘ “fluido” e i colori non hanno limiti ben definiti; per questo motivo la classificazione del colore del diamante può inizialmente presentare qualche difficoltà‘. Ni gradi più alti come l’ “exceptional white” e il “rare white”, dove la principale differenza e‘ nella trasparenza piuttosto che nella quantità‘ di colore. Solo con molta pratica ed esperienza si può raggiungere la confidenza necessaria a classificare il colore in maniera corretta.
La percezione del colore nelle pietre più piccole e‘ più difficile. In questo caso, infatti, la ridotta superficie delle faccette, unita alla dispersione, rende più difficoltosa l’osservazione del colore rispetto alle pietre da mezzo carato in su, che possiedono una maggiore area di osservazione.
Consideriamo due pietre di dimensioni diverse tagliate da grezzi con colore simile. La pietra di dimensioni maggiori appare più colorata rispetto a quella di dimensioni minori, perché’ la quantità di luce assorbita (e quindi di colore) aumenta con l’aumentare della permanenza della luce all’interno della pietra (più ampia e‘ la pietra, maggiore è la permanenza della luce al suo interno).
La seguente tabella può essere utilizzata come punto di riferimento per determinare il grado del colore dei diamanti osservato dalla corona, a seconda della loro dimensione:
Per poter classificare il colore in maniera corretta e‘ necessario attenersi ai seguenti fattori:
» Una fonte di luce appropriata (a livello internazionale vengono utilizzate le lampade con colore D 55 / D 65);
» Una buona serie di pietre di paragone;
» Un luogo appropriato per effettuare la classificazione;
» Un classificatore con esperienza e buone capacità di giudizio;
» Una buona vista; » La posizione del diamante durante l’analisi del colore.
Secondo il metodo tradizionale, i diamanti venivano osservati all’interno di un pezzo di carta bianca piegata, con la luce proveniente dal nord dell’emisfero settentrionale (attraverso la tavola, di lato appena sopra la cintura o attraverso l’apice). In questo modo si potevano stimare le variazioni di colore della pietra rispetto al pezzo di carata bianca sul quale erano appoggiati.
Questo metodo, però, permetteva di ottenere solo una stima approssimativa del colore, e il classificatore risentiva delle diverse tonalità della luce nelle varie parti della giornata: l’alba con la sua luce rosata, la colorazione bluastra del pomeriggio o la tinta rossastra del tardo pomeriggio. Inoltre, nei mesi inverali, le ore adatte alla classificazione venivano drasticamente ridotte.
Oltre ai problemi legati al tipo di luce bisognava anche considerare quelli dovuti alle condizioni atmosferiche, al fumo, alla polvere o alla foschia (senza tralasciare quelli legati all’ambiente circostante) che potevano altamente influenzare la percezione del colore e quindi la classificazione.
Il colore delle pareti, delle porte, delle tende o persino degli abiti del classificatore poteva riflettersi sulla pietra e influire sulla percezione del colore del diamante in esame. Per tutti questi motivi si decise di utilizzare una fonte di luce artificiale.
Purtroppo il tipo di luce variava molto da un produttore all’altro e quasi tutti i gioiellieri o commercianti di diamanti utilizzavano lampade diverse, talvolta troppo concentrate o troppo forti, che mettevano in evidenza lo scintillio e la dispersione, mascherando il vero colore di fondo dei diamanti.
Ancora una volta, quindi, i diamanti non apparivano dello stesso colore da un luogo all’altro.
Inoltre non era possibile posizionare correttamente il diamante in esame all’interno della scala di classificazione, perche’ questo è possibile solo per confronto con pietre alle quali e‘ già stato attribuito un ben determinato grado di colore.
Di conseguenza non era possibile stabilire in maniera assoluta e riproducibile il colore dei diamanti.
Per permettere una classificazione attendibile e riproducibile bisogna innanzitutto utilizzare una fonte di luce adatta, il più simile possibile alla luce diuma, diflusa e non troppo intensa.
Poiche’ in natura queste condizioni ideali si trovano molto difiicilmente, si preferisce utilizzare un’illuminazione artificiale, in particolare le lampade fluorescenti con una temperatura che varia dai 5,500° Kelvin per i diamanti ai 6,500° Kelvin per le gemme di colore.
La temperatura della luce (misurata in gradi Kelvin), indica il colore prevalente all’intemo del fascio luminoso (più giallo o più blu).
Le lampade per la classificazione dei diamanti, che creano una luce equivalente a quella del giomo, che presentano una distribuzione dei colori dello spettro uniforme e si attengono alle Direttive del CIE(Commission Intemazionale de l’Eclairage – Commissione lntemazionale per l’illuminazione) sono la D 55 e la D 65.
Le lampadine di questo tipo presentano un rivestimento bianco all’interno, c e con il tempo può scolorire o ingiallire, per cui se le si utilizza molto e bene ricordarsi di sostituirle periodicamente.
Pietre di paragone
L’utilizzo delle pietre di paragone come supporto per la classificazione del colore
L’esperienza insegna che il modo migliore per classificare il colore di un diamante e trami e confronto visivo con una serie di pietre di paragone che, per essere attendibile, deve rispettare determinati requisiti:
a) La serie di pietre di paragone dovrebbe rappresentare tutti i livelli di colore della serie gialla.
La serie dei colori attualmente valida e internazionalmente accettata e composta da pietre di paragone selezionate con stima visiva che rappresentano il limite inferiore della gamma di appartenenza .
La serie originale di pietre di paragone della CIBJO e ”ormata da 7 diamanti con taglio brillante rotondo che pesano circa un carato, ed è ufficialmente riconosciuta negli Istituti che risiedono nelle nazioni affiliate alla CIBJO. Tutti gli stati associati ricevono un copia della serie di pietre di paragone originale e qualsiasi altra serie, prima di essere utilizzata, deve essere convalidata dalla Commissione della CIBJO.
La classificazione del colore deve essere eseguita da un classificatore esperto e comporta il confronto delle pietre in esame con una serie di pietre di parago e conforme alla serie originale della CIBJO, utilizzando una fonte di illuminazione standard.
Se tra il diamante in esame e le pietre di paragone non si nota nessuna differenza il colore del diamante e quello della pietra di paragone corrispondente. Al contrario il colore del diamante in esame si trova tra due pietre di paragone, come grado di colore finale viene utilizzato quello della pietra più scura.
b) Le pietre di paragone dovrebbero ave e una dimensione minima di 0.40 et; in questo modo possono essere classificate senza problemi anche le pietre fino ad un carato. Una serie di pietre di paragone uguale o superiore ai 0,70 ct. e invece raccomandata per chi solitamente analizza diamanti con caratura superiore ad un carato.
e) Le pietre di paragone non devono necessariamente essere pure, ma non devono essere presenti inclusioni che possano influire sul colore della pietra (fratture brunastre o ferruginose e inclusioni minerali colorate).
d) I diamanti altamente fluorescenti, che presentano una colorazione diversa quando vengono esposti alla luce diurna ricca di raggi UV o alla normale luce fluorescente. Non possono essere utilizzati come pietre di paragone in quanto il colore delle pietre di riferimento deve rimanere costante in ogni condizione di luce.
e) Tutte le pietre di paragone dovrebbero essere tagliate a brillante rotondo (di dimensioni simili) e dovrebbero essere ben proporzionate.
Corone o padiglioni troppo alti o troppo profondi causerebbero una scorretta rifrazione della luce con conseguente difficoltà di lettura del colore.
La corona dovrebbe avere un campo di tolleranza di 1 1-16%. Il padiglione una profondità compresa tra 41 e 45% del diametro della cintura.
In quanto un diamante con padiglione troppo profondo appare più scuro rispetto ad un diamante ben proporzionato, mentre quello con un padiglione basso appare più chiaro.
f) La cintura delle pietre di paragone dovrebbe essere il più sottile ed uniforme possibile.
Le cinture spesse e frangiate hanno un impatto negativo sul colore del diamante. In quanto possono causare una maggiore perdita di luce non pianificata, con con seguente riduzione della brillantezza.
Come regola generale, le pietre con cinture arrotondate, dovrebbero essere periodicamente bollite, per rimuovere i residui di povere o delle pinzette che, depositandosi sulla cintura, ingrigiscono il colore e rendono più difficoltosa la classificazione.
g) l diamanti a brillante rotondo che presentano sfumature di marrone, grigio e verde non possono essere scelte come pietre di paragone da utilizzare per classificare pietre appartenenti alla gamma del giallo.
Per evitare di confondere le pietre di paragone con le pietre in esame, e consigliabile preparare una tabella descrittiva per ogni pietra di paragone con peso, misure in mm, grado di purezza ed eventualmente una rappresentazione grafica.
Per rendere la classificazione ancora più corretta e anche consigliabile polire o sfaccettare mezza pietra di paragone. In questo modo è possibile abbinare la cintura della pietra in esame con la parte della cintura della pietra di paragone più appropriata: arrotondata, polita o sfaccettata.